VIA SALVATORE BADALAMENTI, PARTIGIANO

Nella grande epopea della Resistenza italiana compare un cerchietto. Al suo interno c’è scritto “Cinisi”. E poi un altro, concentrico, ancora più minuscolo del primo, in cui si legge: “Via Salvatore Badalamenti”. L’occasione di parlare di questo singolare caso ce la offre il 70° anniversario della Liberazione che, come tutti sanno, cade il prossimo 25 Aprile.
E allora scatta spontanea la domanda: chi era Salvatore Badalamenti?  CERCA DI CHIARIRCELO IL PROF. SALVO VITALE

VIA BADALAMENTI

Pochi sanno che quella via si riferisce al fratello di Tano Badalamenti, uno dei più potenti capi della storia di Cosa nostra. E così si “scopre” che Salvatore sarebbe stato fucilato dai nazi-fascisti nel 1944 nei pressi di Cuneo.

Della singolare vicenda, da sempre avvolta nelle nebbie, forse può dirci qualcosa in più il prof. SALVO VITALE, scrittore, poeta, ma soprattutto socio fondatore della “Associazione culturale Peppino Impastato” di Cinisi.

In un nostro servizio pubblicato giorni fa per ricordare l’importante ricorrenza, avevamo fra l’altro scritto: «[…] Ma l’Isola, a liberazione avvenuta, avrebbe presto conosciuto ben altre forme di oppressione più subdole e viscide dello stesso fascismo: la mafia e Cosa nostra […]. Da lì l’inizio di una diversa forma di Resistenza, questa volta del popolo siciliano e, in particolare, del Movimento contadino […], che avrebbe visto scorrere altro sangue, fiumi di sangue da Portella delle Ginestre in poi … […]».

In linea col passo prima riportato, pubblichiamo anche un brevissimo video con una intervista a Felicia Bartolotta Impastato, madre di Peppino, in occasione della cittadinanza onoraria conferitale dal Comune di Anzola Dell’Emilia nel 2002. La motivazione? «UN GRANDE ESEMPIO DI RESISTENZA PER TUTTI NOI».

 

La Redazione

___________________________________________________________

L’INTERVISTA A SALVO VITALE

Domanda: POCHI SAPEVANO CHE SI TRATTAVA DEL FRATELLO DI GAETANO BADALAMENTI. QUANDO AVVENNE ESATTAMENTE L’INTITOLAZIONE DELLA VIA E CON QUALE MOTIVAZIONE?

Non conosco, malgrado abbia effettuato qualche ricerca, senza esito, le motivazioni che sono state addotte nella delibera con cui il Consiglio Comunale di Cinisi, agli inizi degli anni ’50 , ha votato e deciso l’intestazione di una strada del paese a Salvatore Badalamenti. Si tratta di un fratello del ben più famoso, o famigerato don Tano, che al processo per l’omicidio di Peppino Impastato (unica imputazione per la quale, in Italia, ha dovuto rispondere alla giustizia) sostenne che lo stato italiano, anziché condannarlo, avrebbe dovuto essere grato a lui e alla sua famiglia, avendo questa versato il suo sangue per difendere i valori della libertà e della Resistenza, grazie al sacrificio del fratello Salvatore.

D.: MA ESISTE UNA DOCUMENTAZIONE NEGLI ARCHIVI DELLA RESISTENZA CHE NON LASCI SPAZIO A DUBBI?

A Cuneo, nel grande registro dove sono elencati i nomi delle vittime della violenza nazifascista, risultano i nomi di due cittadini di Cinisi, Vincenzo Maltese e Badalamenti Salvatore, fucilati a distanza di qualche giorno. Il primo è iscritto nell’elenco dei civili e l’altro in quello dei militari.

D.: CHI ERA, INVECE, VINCENZO MALTESE?

Vincenzo Maltese era un fratello di mia madre. Ricordo che mia nonna faticò tantissimo per avere una pensioncina di vittima di guerra, a seguito del riconoscimento che suo figlio era caduto in guerra come partigiano. I due erano partiti per l’arruolamento militare, intorno al 1940. Dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943, come tanti loro commilitoni, rimasero sbandati e preferirono associarsi alle bande partigiane piemontesi, anziché seguire i nazifascisti della Repubblica di Salò.

D.: COSA ACCADDE LORO ESATTAMENTE?

Sulla loro morte ci sono notizie discordanti , frammentarie e non documentabili, se non nei miei ricordi d’infanzia: si diceva che i due erano stati sorpresi a rubare alimenti in una fureria nazifascista, altre voci riferivano che si erano aggregati a una milizia partigiana comandata da Donat Cattin, il quale poi diventerà uno degli uomini più in vista della Democrazia Cristiana degli anni ’60 e 70, e che era stato su suo ordine che erano stati mandati a rubare. Carlo Donat Cattin era espressione dell’ala bianca della Resistenza piemontese e un importante esponente dei democristiani nel Comitato di Liberazione Nazionale di Ivrea e del Canavese.

D.: IMMAGINO CHE IN ASSENZA DI DOCUMENTI PRECISI, VI SIANO STATE ALTRE VERSIONI, COME SEMPRE ACCADE IN CASI ANALOGHI …

Esisteva anche una versione più maligna, alla quale mi sono sempre rifiutato di credere, secondo cui Donat Cattin li avrebbe mandati a rubare nella stessa fureria dei partigiani da lui guidati, per rivendere poi la roba ai civili: a un certo momento, però, quando il gioco si era fatto rischioso, li avrebbe fatti cogliere sul fatto e li avrebbe fatti fucilare, per evitare pericolosi ricatti e testimoni. Quest’ultima versione è certamente da inserire nelle maldicenze che nell’immediato dopoguerra venivano diffuse, da parte dei nostalgici fascisti, nei confronti di chi aveva scelto di aderire alla guerra di Liberazione.

D.: E SULLA FUCILAZIONE DELL’ALTRO, DI TUO ZIO VINCENZO, COSA SI RACCONTA?

Più attendibile pare la spiegazione sulla sua morte. Sarebbe stato sorpreso e arrestato a casa di una sua amica, una non meglio identificata signorina Edvige, presso la quale aveva trovato ospitalità e che si sarebbe occupata di far seppellire le sue spoglie.

D.: COME MAI A BADALAMENTI SI INTITOLÒ UNA VIA E ALL’ALTRO CINISENSE NO?

Me lo sono sempre chiesto. Erano commilitoni nello stesso periodo e negli stessi luoghi: perché a Badalamenti sì e a Maltese no? Segnalo la cosa al Sindaco di Cinisi, al quale esprimo il mio apprezzamento e quello della mia Associazione per la cancellazione di una via discussa.

D.: SCUSA, MA IL FRATELLO DI UN MAFIOSO NON POTEVA ESSERE UN BUON PARTIGIANO?

Posso condividere il dubbio di chi afferma: «Ma in fondo, non poteva trattarsi di un partigiano autentico?». E tuttavia, non avendo prove inconfutabili, forse è meglio non occuparsi più del problema. Infatti è noto come la mafia si diede una verniciatura di antifascismo, nel momento in cui Lucky Luciano, con un’operazione ancor oggi discussa, cercò di sostenere, con l’appoggio della mafia siciliana, l’invasione americana.

D.: C’È, SE NON MI HANNO RIFERITO MALE, UNA PROPOSTA DI INTITOLAZIONE ALTERNATIVA A QUELLA DEL DISCUSSO BADALAMENTI …

Sì, infatti: perché non intitolare la via a Felicia Bartolotta Impastato, madre di Peppino? Il Comune di Anzola dell’Emilia, Medaglia d’Oro della Resistenza, dopo una serie di contatti e di visite, come quella di Adelmo Franceschini, rappresentante dell’ANPI emiliana, il 24.5.2002 le ha attribuito la cittadinanza onoraria, ritenendo che quello di Felicia sia stato il cammino di un’autentica partigiana nella difficile lotta di liberazione dalla mafia. È stato sin da allora costruito un percorso che coniuga la lotta partigiana con quello della lotta contro la mafia, che annualmente trova il suo punto d’incontro sulle colline di Montesole, a due passi da Marzabotto. Dopo la morte di Felicia il Comune di Anzola le ha dedicato un intero giardino così come il comune di Terrasini le ha intestato una via. Da Cinisi ancora nessun segnale.

E ALLORA, IN ESCLUSIVA PER “TERRASINI OGGI”, LA BREVE INTERVISTA VIDEO A FELICIA IMPASTATO RILASCIATA IN QUELL’OCCASIONE, E CONSEGNATACI DA SALVO VITALE CHE RINGRAZIAMO.

 

Commenta su Facebook
,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *