LA DISAVVENTURA DI FRANCESCO, TRAPIANTATO DI FEGATO

penna-e-calamaioDA TERRASINI-CINISI IN GIRO PER LA SICILIA

Mentre scrivo (sono le ore 20:40 di giovedì 4 settembre) non posso prevedere gli sviluppi di quanto sto per raccontarvi. L’amara vicenda si è conclusa nella tarda mattinata di oggi, venerdì 5.


Francesco e Miriam (uso nomi convenzionali: d’ora in poi F. e M.), una giovane coppia lombarda, miei amici in giro per la Sicilia, dicono di amare e di continuare ad amare (nonostante quanto loro accaduto) i nostri luoghi, il nostro clima e, soprattutto, la nostra gente. Hanno trascorso qualche giorno in un B&B in zona Cinisi-Terrasini, godendo della spiaggia Magaggiari e, quindi, sono partiti in auto in giro per l’Isola.

F. è un trapiantato di fegato che non ha perso il gusto della vita, anzi, al contrario, gli si è ingigantito dentro ed M. è una persona solare, bella sia dentro che fuori.

Oggi, giovedì 4/9, hanno fatto tappa a Licata, ignari di quanto li aspettava: i bagagli, momentaneamente lasciati in auto, sono stati loro rubati mentre facevano il bagno in una spiaggia incontrata lungo la strada. Tutto, ma proprio tutto, si son portati via. Il fatto più grave? le indispensabili medicine antirigetto, che F. si porta sempre dietro appiccicati come francobolli, spariti col resto.

Dopo alcuni minuti di profondo sconforto (intanto mi telefonano per informarmi dell’accaduto), si recano nel posto di polizia (di Stato) per sporgere denuncia. Il piantone di servizio (credo si dica così) risponde che nel pomeriggio non si accettano denuncie e che, per i farmaci, sarebbe meglio si rivolgesse al suo medico (quale medico se è in Lombardia?). Proprio così: “nel pomeriggio non si accettano denuncie” e “si rivolga al proprio medico per i farmaci”.

Io non so se qualche amico poliziotto (ne ho tanti) sta leggendo quanto scrivo, e stento a credere quanto mi riferiscono per telefono. Probabilmente sono inebetiti per lo choc e non sanno quel che dicono.

Si rassegnano, tanto 12 ore in più o in meno per una denuncia non cambiano la realtà delle cose e la sorte dei ladruncoli. La denuncia, in verità, servirebbe per dimostrare la “sparizione” dei farmaci (costosissimi) e di altro su cui sorvolo. In ogni caso la denuncia -mi si permetta l’ironia- potranno farla al loro ritorno in … Italia!

A questo punto corrono angosciati alla “Guardia medica” di Molarella (mi pare di aver capito) ed espongono al medico di turno la loro delicatissima situazione: trapiantato (mostra certificazione che per fortuna ha con sé) … conseguente necessità di assumere giornalmente i farmaci antirigetto … ecc. ecc. ecc.
(I trapiantati godono, fra l’altro, in qualsiasi luogo si trovino, di particolari attenzioni e corsie preferenziali per qualsiasi emergenza. Ma più che la normativa prevista in questi casi, vale la disponibilità umana: se non ce l’hai dentro, non c’è niente da fare!).

Cosa sarà mai un trapiantato a cui hanno rubato medicine così vitali?

Il medico non si scompone (forse di sangue inglese?), frapponendo tutta una serie di impedimenti burocratici (regione diversa di appartenenza, piano terapeutico che F. non ha con sé, e bla … bla … bla … Ha solo la certificazione con l’elenco delle medicine da assumere giornalmente. Niente da fare, dunque. Il medico non si sogna nemmeno di trattenerlo il tempo necessario di mettersi in contatto con l’ospedale di Bergamo (non è un suo obbligo, ma penso che chiunque l’avrebbe fatto) dove di F. sanno tutto; insomma non si prodiga e lo licenzia (mi par di capire) come fosse alla cassa di un supermarket.

Avete mai provato a subire un furto? In questo caso il trauma è cento volte superiore (fuori dal tuo ambiente e con un trapianto che ti accompagna).

Nella spiaggia Magaggiari di Cinisi F. e M. hanno fatto, nei giorni precedenti alla partenza per l’agrigentino, amicizia con una coppia gentilissima e simpatica; si mettono in contatto telefonico e raccontano anche a loro l’accaduto. L’amico telefona immediatamente all’ISMET, parla col centralinista, spiega la situazione e la cosa è fatta: «Lo faccia venire subito a Palermo, parli col dott. (……) e vedremo di sistemare tutto».
F. lascia immediatamente Licata, giunge con la moglie nella tarda serata in casa degli amici, riposano alcune ore e alle 08:30 del mattino, li accompagno nella Caserma dei Carabinieri di Cinisi per sporgere la denuncia per il furto.

All’ISMET (che bisognerebbe ribattezzare “La Valle dell’Eden”) risolvono tutto in men che non si dica. Ora F. è tranquillo e sereno e i suoi occhi sono tornati a brillare. M. è raggiante!
«L’ISMET non è in Sicilia, che credi …!», dico io ironico. Lui lì per lì non capisce, poi mi abbraccia e scoppiamo in una sonora risata.

M. interviene: «E se non avessimo avuto degli amici come voi? Se non avessimo conosciuto nessuno da queste parti?».
«Saremmo stati fritti!», ribatte F.

E già, è proprio così: fra denuncie “non di pomeriggio” e “medici lombardi” irraggiungibili, il passo nella padella è breve.

Commenta su Facebook
3 comments on “LA DISAVVENTURA DI FRANCESCO, TRAPIANTATO DI FEGATO
  1. Caro Vincenzo, tutto il mondo -come si suol dire- è paese: i ladri e i furti ci sono e accadono ovunque; i generosi e i menefreghisti li incontriamo ovunque. Le Istituzioni a servizio e alla tutela del cittadino sono un’altra questione importantissima. Esse vanno difese sempre e in ogni caso, anche quando gli uomini che le rappresentano sbagliano, e se sbagliano bisogna dirlo e scriverlo affinché certi “vuoti” e certi comportamenti negativi dei singoli non si ripetano. Nell’articolo vine esaltato, di contra, lo straordinario funzionamento dell’ISMET di Palermo, un esempio da seguire da parte di tutti. Infine, le negatività vanno segnalate nell’interesse stesso delle istituzioni. Grazie per l’opportunità che mi hai dato per chiarire meglio il senso e la finalità dell’articolo.

Rispondi a Vito Aluia Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *