IL PIANO INCLINATO

di Piero Di Ranno

Una riflessione, a margine della bufera politica terrasinese, affidata ad una lettera al blog

Sono d’accordo con Giosué Maniaci quando dice: “io non sono mai stato di sinistra”, non lo è  e non lo è mai stato; a dirla tutta sono convinto che non sia neanche di destra: è “politicamente fluido”! Di più, è “politicamente liquido”, e quindi scorre così come il piano inclinato, di volta in volta volta,  consente.

Mi spiego meglio:

nel 2016, Giosuè, viene eletto sindaco (della gggente) dopo aver partecipato alle primarie indette da PD, e quindi come candidato dello schieramento di centro-sinistra (legittimato come tale proprio dalla presenza del partito democratico, anche se adesso afferma: “il PD mi ha fatto sempre opposizione”). Viene eletto per una manciata di voti aiutato, forse, da una legge elettorale che non prevede il ballottaggio. Quindi inizia la sua prima sindacatura sostenuto in consiglio comunale anche da consiglieri eletti nella lista del PD, anzi, lo stesso vicesindaco è segretario locale del partito del Nazareno. Allora qualcuno potrebbe ben dire che, anche se afferma il contrario, è stato di sinistra o, sarebbe meglio, di centro-sinistra. No!

Il PD per Giosuè ha rappresentato il primo “piano inclinato” su cui esercitate la propria “liquidità” politica.

Ricorderete, nel 2016 i candidati alla carica di sindaco furono in tutto quattro. Evidentemente gli altri tre candidati avevano già occupato spazi di consenso, sia a centro che a destra, pertanto al futuro sindaco (senza un partito se non quello familiare) non restava  che il PD e la grande occasione, attraverso la vittoria delle primarie, di presentarsi al confronto elettorale, con il simbolo di uno dei partiti maggiori del panorama italiano (il piano inclinato).

Soltanto un anno dopo, il 2017, annoverato tra gli amministratori progressisti (sic!), al sindaco di Terrasini viene offerta l’occasione di entrare a Palazzo dei Normanni e sedere tra i banchi del parlamento siciliano. La lista è quella del candidato alla presidenza della Regione Sicilia Micari, candidato della coalizione di centro-sinistra. Che occasione (secondo piano inclinato): diventare deputato regionale (anche se) dello schieramento progressista e proprio contro il candidato della destra Nello Musumeci. Il voto per l’assemblea regionale darà a Giosuè un buon risultato personale con 4360 preferenze che però non basteranno a consentirgli l’ingresso nella Sala d’Ercole. La lista non è quella giusta (il piano non ha l’inclinazione necessaria); lo capisce e fa tesoro di questa esperienza.

Intanto, nella coalizione che ha portato Giosué a diventare il primo cittadino di Terrasini, qualcosa comincia a cambiare. Il PD piano, piano perde peso e rappresentanza in quanto gli eletti in consiglio comunale nelle file di questo partito, così come i suoi rappresentanti in giunta, seguono i movimenti e le scosse interne che avvengono a livello nazionale. Malgrado questo (o forse proprio per questo) il sostegno in consiglio comunale per l’amministrazione diventa più forte e saldo.

I cambiamenti in consiglio comunale però non impediscono al nostro primo cittadino di continuare ad essere annoverato come un amministratore di centro-sinistra. Come mai? Beh, anche perché lo supporta, lo sostiene o lo elogia più o meno pubblicamente, tutta un’area di centro-sinistra (o sedicente tale) che, di riflesso, lo accredita ancora come un amministratore progressista.

Nel novembre del 2021 (non è passato ancora un anno) alle amministrative, il sindaco uscente si ripresenta con uno schieramento che non vede più tra le sue liste il PD locale. Il partito di Letta si spacca tra chi afferma che Maniaci vada ancora sostenuto (forte dell’aura di progressismo del primo cittadino) e chi invece sceglie un altro candidato. I primi sono appoggiati dal PD provinciale, i secondi sono rappresentati appartengono alla sezione terrasinese del partito. Fatto sta che, senza un vero competitore (perdente fin dall’inizio perché per niente alternativo) Giosuè è riconfermato primo cittadino con una percentuale di consenso “bulgara”, come si usava dire una volta.

Adesso, dopo cinque anni di propaganda martellante ben pianificata (ricordate il motivetto:”propaganda, sì propaganda”), Giosuè ha un consenso,come dimostrano i numeri, che gli consente di svincolarsi e scrollarsi di dosso l’etichetta, fino a quel momento sfruttata e utilissima, di amministratore di centro-sinistra e pensare di ritentare il salto ad un livello superiore.

Come scritto prima, dell’esperienza delle regionali del 2017 è stata fatta tesoro; serve soltanto l’occasione giusta e soprattutto, questa volta, il giusto piano inclinato. L’occasione giusta, il giusto piano inclinato, questa volta hanno nome e cognome: Nello Musumeci, presidente della regione siciliana, e fratelli d’Italia, il partito della Meloni. Musumeci? Sì, proprio lui, quello che Giosué ha affrontato come avversario candidandosi nella lista Micari nel 2017. Questa volta, deve essere stato il ragionamento, il trampolino (piano inclinato) è veramente quello giusto!

Nella inaugurazione della sede elettorale, il neo candidato nel partito di estrema destra (su invito, è meglio precisarlo ancora di Nello Musumeci), ha giustificato la scelta affermando che “ questo partito è fatto di persone serie” e di voler rappresentare il territorio e le sue istanze urgenti e non  più rimandabili. Ora:

  1. Nello Musumeci, e di riflesso il suo partito, è stato, come presidente della regione, totalmente fallimentare. Lo prova il fatto che neanche la sua coalizione lo ha voluto ricandidare. Lo stesso Musumeci ha rinunciato a ricandidarsi a governare la Sicilia (che pure ha sempre dichiarato di amare e per la quale spendersi fino alla fine) per un comodo e sicuro seggio parlamentare. Che serietà ragazzi!
  2. Le tante istanze del territorio: trasporti, sanità, beni culturali, ecc., che il sindaco di Terrasini intende rappresentare qualora eletto, sono state trascurate, anzi dimenticate, proprio da Musumeci e il partito della Meloni nei cinque fallimentari anni di governo dell’Isola.

Ora tornando al ragionamento (mio, meglio precisare) iniziale: ho ragione nel ritenere Giosuè sincero quando afferma di non essere mai stato di sinistra? E ancora, ho forse torto quando dico che non è neanche di destra? Chi legge non può che convenire con me: è indubbiamente “politicamente liquido”, e che tutto non è altro che una questione di piani inclinati: una volta di qua e l’altra di là. L’ambizione non è di per sé negativa, e quella di chi fa politica è sicuramente legittima.

Voglio qui riportare, però, le definizioni che il vocabolario della Treccani dà del termine ambizione:

  1. sentimento di chi ambisce, desiderio vivo, aspirazione a qualcosa;
  2. Desiderio di potere, di onori, di grandezza.

Quale delle due definizioni vi sembra calzi meglio con quanto avete fin qui letto?

Aggiungo, per una migliore e completa riflessione la definizione di opportunismo: Comportamento per cui, nella vita privata o pubblica, o nell’azione politica, si ritiene    conveniente rinunciare a principio ideali, e si scende spregiudicatamente a compromessi per tornaconto o comunque per trarre il massimo vantaggio dalle condizioni e dalle opportunità del momento.

Il 25 settembre si avvicina, buona riflessione.

Piero Di Ranno

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One comment on “IL PIANO INCLINATO
  1. …Questo liquido aggettivo del politichese, fluido e blobboso, non mortale ma ambiguo e un po’ inquietante, ha forse qualcosa a che fare più con il liquido quantistico (questo un sostantivo) descritto dalla fisica moderna, quel sistema di particelle che in determinate condizioni, per esempio a temperature molto basse, mostra a livello macroscopico comportamenti non continui…(cit)

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