«CHIEDO SCUSA …!»

Il COMUNICATO STAMPA  di ieri col quale il sindaco informa la cittadinanza della inaugurazione del C.U.P. (Centro Unico di Prenotazione), un servizio internet per le visite ospedaliere, dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) servire a sveltire le attese grazie ai vari servizi inseriti in rete.
Anche in questo senso va letto l’articolo che oggi vi proponiamo nella rubrica …

(la Redazione)
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Opinione“L’OPINIONE”

di Maurizio Castellano e Anna Maria Di Stefano

 

«Chiedo scusa …!». Queste sono le sorprendenti parole che la madre del giapponese sgozzato dall’Isis ha detto alle persone coinvolte in tutta la vicenda. Ebbene sì, avete capito bene, la mamma si scusa per il clamore causato dall’evento del figlio rapito e poi ammazzato senza pietà.

Anche Greta Ramelli, una delle due ragazze rapite in Siria e rilasciate. Appena scesa dal Falcon dell’Aeronautica che l’ha riportata in Italia insieme all’amica Vanessa, Greta ha abbracciato la madre e le ha detto tra le lacrime «Scusa mamma, ci scusiamo entrambe con voi e con tutta l’Italia».

Già, chissà quanti, nella loro quotidianità lavorativa, non sentono il bisogno di chiedere scusa. E sì, perché, in ogni caso, è loro la colpa; la responsabilità è sempre di qualcun altro! Dare all’esterno una giustificazione alle proprie negligenze ci difende da noi stessi, così la coscienza è a posto!

people-312122__180Eppure, ancora oggi, nonostante le tante pubbliche richieste di presa di coscienza al fine di rendere più economica ed efficiente la macchina pubblica, le innumerevoli trasmissioni televisive atte a testimoniare sprechi e ruberie a tutti i livelli, l’inefficienza è dilagante.

Nonostante gli aiuti tecnologici (personal computers in tutti gli uffici pubblici), occorre ancora fare file interminabili negli uffici e nelle strutture dell’ASP per richiedere un certificato o un piano terapeutico o altro. Per non parlare degli esami medici.

Le donne in gravidanza, rischiano per evidente criticità riguardanti i tempi di attesa, di non fare in tempo ad eseguire visite e, soprattutto, necessarie e tempestive prestazioni diagnostiche e strumentali.pregnancy-296486__180

Si tratta ormai di esami di routine da eseguirsi in un momento particolare della gestazione, che non possono essere rinviati o, addirittura, evitati (amniocentesi, ecografie, TAC, ecc.). Ovviamente gli stessi esami vengono prontamente eseguiti nelle stesse strutture pubbliche o private se la gestante paga. E se la gestante non può pagare?

Per non parlare delle visite mediche ambulatoriali: queste non possono essere fatte se non prima avere adempiuto ad un altro dovere. Porre il proprio nome in un elenco, su uno degli innumerevoli fogli di carta appiccicati sulle porte dei tanti uffici e ambulatori. Il bello è che i pazienti devono anche preoccuparsi del foglio, compito che, ormai, per prassi spetta a chi aspetta. L’impiegato deve solo leggere chi è di turno e richiudere, anzi sbarrare diligentemente la porta dell’ufficio in faccia a coloro che sono ancora in attesa.

Per noi cittadini e poveri pazienti ormai questo è diventato normale, e poi c’è il rischio di non farcela. Infatti dopo aver fatto pazientemente la fila e aspettato il proprio turno per ore, ci si può anche sentirsi dire, che non c’è più tempo per tutti, e che quindi occorre ritornare la prossima volta.

Nessuno chiede scusa, perché non c’è nulla per cui chiedere scusa!

hospital-555092_640Ci hanno fatto abituare a tutto ciò fino a farlo diventare normale. È così anche, si diceva, per le indagini specialistiche, i tempi sono biblici. Ma se paghi, miracolosamente il tempo si accorcia. Anche questo è diventato normale. Nessuno ormai ci fa più caso. Quando è in ballo la nostra salute non badiamo a spese (per chi può).

Di questo nessuno ci ha chiesto scusa, perché non c’è nulla per cui chiedere scusa!

Di queste situazione sono lastricate le vie che percorriamo giornalmente nella nostra vita. Noi cittadini per un verso e per un altro siamo le vittime sacrificali di qualche dirigente menefreghista che non si sforza più di tanto di rendere più efficiente il suo servizio a beneficio della cittadinanza, o l’impiegato, che, forse non sufficientemente gratificato del proprio lavoro, riversa sull’utente le proprie frustrazioni esistenziali.

Di questo nessuno ci ha chiesto scusa, perché non c’è nulla per cui chiedere scusa!

E noi a chi dobbiamo chiedere scusa? Noi dobbiamo chiedere scusa per tutte le volte che, rassegnati, abbiamo ritenuto che non c’era nulla per cui chiedere scusa. Abbiamo fatto male non solo a noi stessi, ma anche al nostro prossimo che ha bisogno di essere protetto e sostenuto.

 

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