Indegna Fine Di Una Biblioteca

cataldiÈ INUTILE GIRACI INTORNO, IL FATTO È CHE NON C’È PIÙ TRACCIA DI QUEL CHE FU. IN VIA BENEDETTO SAPUTO LO STORICO PALAZZO CATALDI È ANCORA LÌ. E LE SEZIONI LIBRARIE? SMEMBRATE!

UN VISTOSO PANNELLO AFFISSO NELL’IMPALCATURA ESTERNA DEI LAVORI IN ATTO, INFORMA CHE AL PIANOTERRA TROVERÀ  POSTO UN NON MEGLIO PRECISATO “CIRCOLO RICREATIVO-CULTURALE” . INTANTO I LIBRI SONO ACCATASTATI IN OGNI DOVE, FINANCO NEL’UFFICIO DI DIREZIONE (UN BREVE VIDEO LO TESTIMONIA).

Il Gruppo di Azione Locale del Golfo di Castellammare, col suo acronimo, G.A.L., evoca gesta epiche, ma state tranquilli, non ha nulla a che vedere col “Santo Gral”. Infatti il GAL finanzia “progetti” con moneta europea, finalizzati a divulgare e incrementare nel proprio territorio i tipici prodotti eno-gastronomici isolani. Intento più che lodevole, questo, se non fosse per i “progetti” rozzi e spregiudicati di certi sindaci e certi urbanisti. Il “Mostro” di Piazzetta Titì Consiglio ne è un esempio, mentre è ancora tutto da capire dell’antica chiesetta di San Cataldo. Il caso della Biblioteca comunale “Claudio Catalfio”, invece, a me sembra il più grave in assoluto sia per il significato simbolico che riveste, sia per i segnali devastanti che l’Istituzione locale lancia nel bel mezzo di una generazione di studenti e fruitori più o meno abituali.

Il fatto assume inoltre contorni politico-amministrativi a dir poco inquietanti: il nostro capo Area dell’Urbanistica, già dirigente globale, financo della Biblioteca ora in via di estinzione, ha sostituito per circa due anni la precedente direttrice dott.sa Graziella Moceri, avversaria diretta dell’attuale sindaco in campagna elettorale, rimossa a tambur battente una settimana dopo l’esito elettorale.

Ma procediamo con ordine e in altre direzioni.
Forse è in quel periodo che il nostro architetto Carano concorda con l’Amministrazione sul che farne di quella accozzaglia di libri. Si produce, ???????????????????????????????così, in ben tre affondi: 1. ristrutturare l’immobile (intento lodevole questo);  2. Chiedere il finanziamento su un progetto che solo pochissimi Unti conoscono; 3. Trasferire alcune sezioni librarie nella sede di Torre Alba (meglio conosciuta come “Torre Fanara”) dislocata a picco sulla costa del Lungomare. Pare ci sia dell’altro ancora, ma fermiamoci per il momento al “tre”, che è numero perfetto che si attaglia al “divin sacro”.

Nel recentissimo passato abbiamo per ben due volte lanciato l’allarme sul nostro giornale, e questo è il terzo (come vedete il “tre” ricorre sempre). Le nebbie, ora, vanno diradandosi.

Anche in questo caso non è chiaro l’ammontare esatto del finanziamento sia per il restauro interno che per il rifacimento della facciata. Ma questo è secondario rispetto ad altre infelici scelte operate.

Come detto, si spostano intere sezioni di libri e l’intera emeroteca in una sede, Torre Alba-Fanara, che, di fatto, non appartiene giuridicamente al Comune, essendo in atto un duro contenzioso con i privati per l’acquisizione. Questo è un aspetto fondamentale per comprendere con quanta superficialità si operi. Esiste, ad es., un documento che attesti la “valutazione di rischio del sito? È lecita l’occupazione di esso, fuori dal centro abitato, per un uso istituzionale pubblico di quel tipo?  Sono questi alcuni degli interrogativi che emergono.

Ma perché l’Amministrazione opera una simile scelta? Semplice: il GAL eroga il finanziamento a condizione che il pianoterra di Palazzo Cataldi sia sgombro di ogni cosa per potervi allestire un ufficio con annessa esposizione (e vendita?) di prodotti eno-gastronomici. Non ci si accontenta del retro della struttura, ma si pretende il meglio e il più … E l’amministrazione si piega senza batter ciglio.

foto cicerone 3

Ingresso di Torre Alba-Fanara

(E il Consiglio di Gestione della Biblioteca? È stato formalmente informato di quanto si stava profilando? E se non lo è stato, non ha avuto in ogni caso nulla da eccepire? Sarebbe grave se nessuna obiezione formale si fosse levata contro. E alle Sovrintendenze, a cominciare da quella ai Monumenti, sono stati richiesti i famosi “nulla osta”? Senza contare quella che attiene ai Beni librari e Archivistici per la quale non c’è l’obbligo, essendo i libri non di antico pregio, ma almeno non era opportuno informarla? Per L’ARCHIVIO STORICO, invece, andava sicuramente informata. Polvere ed altro significano molto per questi beni).

In Italia la salute e la sicurezza sul lavoro sono regolamentate dal Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, anche noto come Testo unico in materia di salute e sicurezza sul lavoro, entrato in vigore il 15 maggio 2008 (sostituisce in gran parte la 626). Sono state applicate tutte le norme, essendo rimasta la struttura aperta al pubblico durante i lavori? La salute e l’igiene di chi vi lavora e dei visitatori è stata tutelata secondo quanto prescrivono le norme in materia di “prevenzione, salute e sicurezza”?

Ma a parte questo (e già non è poco), che fine ha fatto e farà Torre Alba-Fanara? Sarà agibile durante l’autunno-inverno? I libri e l’emeroteca sono e saranno adeguatamente difesi dalla salsedine? È consentito spezzare l’unicum dei registri di carico e scarico dei prestiti? E l’unicum dei cataloghi? I ragazzi, ad esempio, saranno invogliati a raggiungere un sito così distante dal centro abitato? E chi sorveglierà? Chi sarà l’addetto che stazionerà all’interno della Torre?

Smettiamola con tutti questi interrogativi!
E allora lasciatemi dire e concludo: un totale sfascio su tutto il fronte, un guazzabuglio di decisioni senza capo né coda, improvvisate e improvvide che, partendo da plausibili premesse (rimettere a posto la struttura), hanno trasformato la Biblioteca comunale, fiore all’occhiello di Terrasini, in una spelonca di mercanti! Chi li caccerà dal Tempio?

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4 comments on “Indegna Fine Di Una Biblioteca
  1. Lasciai la biblioteca circa 12 anni fa quando per mia scelta andai a lavorare a Palermo presso l'Ass.to al Territorio e Ambiente … funzionava benissimo; ho iniziato a lavorare nella vecchia sede (dove ora c'è la Banca) con l'illustrissimo (ormai non più con noi) Totò (Salvatore) Cascio … un signore d'altri tempi; successivamente, nell'attuale sede, con Graziella Moceri … abbiamo lavorato sodo per mettere su tutta la biblioteca e l'archivio storico … peccato …

    • Grazie Vito Aluia per l’importante testimonianza. Il fatto è che il “corpo” sociale sembra annichilito, incapace di dare risposte, di prendere posizione. Non vorremmo che l’articolo restasse una voce isolata nel deserto. Dove sono, che fanno le varie associazioni culturali, teatrali che gravitano sul territorio? Se non ora, quando?

  2. In primis segnaliamo che i locali di Torre Alba senza una valida protezione possono diventare, per la presenza dei libri che quale frutto di cultura sono aborriti dai vandali ( che storicamente prendono il nome di un popolo di barbari ), un obiettivo di prima grandezza. Chiarito il mio pensiero in merito al trasferimento della sezione dedicata ai libri per ragazzi e alla lettura dei quotidiani in una sede quasi irraggiungibile nei mesi invernali e che aumenterà i costi di gestione della Biblioteca, per fare posto, a quanto sembra ad una specie di salumeria – mercatino, voglio raccontarvi una storia vera. Quando ero ragazzo, dopo la scuola, aiutavo un mio zio che aveva una salumeria. La zio acquistava giornali e libri vecchi con cui avvolgeva le uova e le sarde salate. Io già allora amavo leggere e una volta mentre li guardavo mi sono accorto che uno era molto antico. Dopo tempo avevo deciso di donarlo alla Biblioteca si Terrasini e credo di averne parlato con il direttore di allora Il compianto Totò Cascio. Ma poi non fidandomi del futuro che sarebbe toccato all’ istituzione ho optato per un’altra sede che ritenevo più degna. Ora so di non essermi sbagliato. Da una salumeria veniva ed a una salumeria sarebbe tornato. Questo della nostra cultura ora ci resta…………….

  3. Buonasera Terrasini. Come ho sempre pensato e sostenuto il nostro sindaco, permaloso per natura, quando ritiene di essere ingiustamente e proditoriamente attaccato, reagisce in modo scomposto in difesa della sua persone e delle sue mirabolanti opere offrendo il fianco ad attenti uditori pronti a ritorcere contro di lui le sue stesse fragili argomentazioni. Io nella mia nuova veste di candidato sindaco sono uno di questi. Mi riferisco, in questo caso, all’ultimo comunicato, stampa in risposta ad un articolo sulla Biblioteca Comunale, che nelle intenzioni del primo cittadino dovrebbe servire a sconfessare e mettere all’angolo quello che lui definisce “ uno che si diletta di giornalismo “ reo di avere scritto sulla Biblioteca senza prima essersi informato. Qui casca l’asino per la prima volta e tante volte cascherà ancora. Con chi si sarebbe dovuto informare se le notizie sono state blindate e gli impiegati nulla sanno di quello che gli succede intorno? Personalmente dopo avere letto l’articolo sono andato in Biblioteca sperando di potere ottenere spiegazioni, ma oltre all’imbarazzo dei dipendenti non sono riuscito a raccogliere nulla. Tutti sostengono di non sapere, mentre attorno a loro si muovono muratori e cazzuole, e un velo di sconforto attraversa il loro sguardo. Se non lo sa chi alla Biblioteca ci lavora chi dovrebbe saperlo quello che veramente sta succedendo?. Chi dovrebbe informare il cittadino che assiste sconcertato a tutto ciò che avviene a Terrasini da un pò di tempo a questa parte, a cominciare dai misteri ancora da chiarire che riguardano Piazza Duomo, Piazzetta Titì Consiglio ed ora la Biblioteca Comunale, e poi si vedrà per il finanziamento concesso alla Pro Loco e per un altro concesso alla Parrocchia Maria SS. Delle Grazie, di cui nulla si è fatto sapere non solo al popolo ma agli stessi consiglieri comunali, molti dei quali, interpellati rispondono di non saperne nulla. Ormai tutto Gal leggia come se si trattasse di storie romanzate dei Beati Paoli. Dia il sindaco che tanto recrimina disposizioni di attuare le norme sulla trasparenza, di mettere in rete tutta la documentazione relativa agli atti amministrativi, compresi i progetti, dia disposizioni agli uffici di fornire ai cittadini tutte le informazioni che i cittadini richiedono ed attrezzi dei locali per la consultazione cartacea degli atti prodotti. Il municipio non si occupa militarmente come avviene adesso, ma si rende trasparente sostituendo i muri di cemento con lastre di vetro. Allora i cronisti professionisti o dilettanti ed i cittadini tutti non avranno più bisogno dell’intervento di deputati come il ben noto Ciaccio per richiedere ed ottenere ( non sempre con la dovuta solerzia ) “le carte” su cui effettuare le verifiche sugli atti dell’amministrazione. Allora non sarà necessario ricorrere alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei conti per fare quella chiarezza che non è possibile fare altrimenti. Non si dovrà scrivere o intervenire utilizzando i si dice o le dichiarazioni di chi vuole fare sapere ma solo in forma anonima, perché a questo ci avete ridotti, a vivere in un clima di paura che continuamente viene alimentato con minacce e allusioni come quelle formulate da un impiegato comunale dai banchi del consiglio comunale davanti al sindaco ed ai consiglieri rivolte a gruppi, movimenti e pseudo giornalisti che secondo lui impropriamente criticano per fare politica. Caro impiegato comunale a cui sembra che tutto sia concesso in nome del Gal e di altro ancora, i cittadini possono fare politica ma lei non può quando indossa la veste di dipendente comunale. Ora il sindaco si è aggiunto al coro ed alludendo a trascorsi di cui lui è stato silente attore, li usa per tentare di intimidire e ridurre al silenzio chi ha osato scrivere senza informarsi. Ma con chi avrebbe dovuto farlo se nessuno tranne i parenti della zita che siete sempre voi e sempre gli stessi, è disponibile a fare chiarezza? A me risulta come persona informata dei fatti che alcuni consiglieri di Biblioteca, subito dopo la loro nomina avevano chiesto ripetute volte di incontrare il responsabile della Biblioteca, il famoso architetto, ed il sindaco per affrontare con loro le problematiche relativa alla Biblioteca stessa ma non avendo ottenuto mai un incontro hanno preferito dimettersi dignitosamente piuttosto che essere trattati sdegnosamente. Del resto della lettera parleremo dopo, perché l’asino è cascato diverse volte come ho già detto.

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