I CANI RANDAGI? SIAMO NOI IL PROBLEMA!

Bisognerebbe abolire il termine “cane randagio” e sostituirlo con “cane libero”. Sarebbe il minimo fra i risarcimenti morali nei confronti di chi è stato e continua a essere tradito dalla specie umana.
(anonimo)

 

Nella prossima riunione del Consiglio comunale di Terrasini (in prosecuzione di quella del 28/7), sarà affrontato un punto all’O.d.G. riguardante il randagismo. Sullo spinoso problema pubblichiamo una riflessione di Giacomo Greco, mentre si va attenuando la polemica sul “cane morsicatore”.

 

di Giacomo Greco

Mi accorgo di essere un incorreggibile sognatore quando il sogno è già svanito. Mi riprometto di non interessarmi più di ciò che avviene intorno a me, ma di cominciare ad occuparmi di me. E poi ci ricasco e mi costringo a pensare che questa volta non sarà come le altre volte e che il tema è così coinvolgente e sentito che attorno ad esso sarà possibile fare nascere un movimento di opinione che coinvolga e dia forza alle idee, alle opinioni ed al sentimento popolare che attorno al problema nasce e si sviluppa. Mi è successo in passato per temi come l’emergenza rifiuti, l’emergenza igienico sanitaria, l’emergenza mare inquinato, l’emergenza verde pubblico e di emergenza in emergenza ho speso mari di parole, ho imbrattato fogli e fogli, ho chiamato a raccolta, ho sollecitato, ho sfidato. Ma non è mai successo nulla, qualche “indignato” ogni tanto, qualche “schifiato” come compagno di strada, breve e intensa … e null’altro! Il potere è più forte, il potere ha più mezzi per soffocare ogni tentativo di protesta, il potere ha amici e sodali compiacenti, il potere semplicemente può. Ti blandisce, ti ostacola, ti avversa e ti scatena contro una canea di denti avvelenati come le polpette per i randagi sino a quando con ogni mezzo non ti costringe alla resa.

A proposito della riunione, che si è svolta nell’Aula consiliare il 30 giugno (di cui questo giornale ha dato ampio spazio) e alla quale hanno partecipato i “difensori degli animali” e, a titolo personale, alcuni amministratori, pensavo che questa volta sarebbe stato diverso perché non volevo difendere una causa, un diritto dei cittadini, un principio, volevo solamente evidenziare la situazione precaria in cui versano degli esseri viventi, che provano gioia e dolore, freddo e caldo, che soffrono per la fame e per il freddo e per quella situazione di abbandono in cui sono costretti a vivere. Non immaginavo per loro la pietà, ma il riconoscimento della loro condizione, del loro diritto ad una vita più “umana”, senza rendermi conto, forse, che condannarli ad una “vita umana” sarebbe per loro sorte peggiore. Mi volevo interessare dei randagi e non del randagismo, sperando così di sollecitare il senso di umanità che persino gli amministratori immagino abbiano. È stato tutto inutile, siamo scivolati sulla punta del diritto, sul richiamo agli obblighi degli amministratori, su quello che non è stato fatto e che dovrà essere fatto. Abbiamo agito come se la riunione tra coloro che hanno mostrato attenzione nei confronti dei randagi fosse un convegno su come e con quali strumenti affrontare non l’emergenza attuale ma il futuro prossimo e remoto. Abbiamo appreso che il canile che è costato sino ad ora duecentomila euro sarà (salvo errori ed omissioni) attivo per due giorni alla settimana per la sterilizzazione e la microcippatura, che non esiste capitolo di bilancio avvalorato in previsione dell’”inizio attività” e la “conduzione a regime”.

Il così detto canile

Il così detto canile comunale

L’assessore, infatti, sostiene che il Comune non sosterrà alcuna spesa; la prossima volta ci spiegherà come verrà organizzata la sua attività, la pulizia, la custodia ed il ricovero dei randagi in carico al Comune per malattia o sterilizzazione. Un’altra perla che mi ha dato la certezza dell’inutilità della riunione è stata l’affermazione che mai – come qualcuno saggiamente aveva proposto – il Comune avrebbe dato in adozione un randagio a qualcuno a fronte di uno sconto sul pagamento delle tasse, ritenendolo lesivo per il randagio.
Caro assessore – gli avrei risposto – lei ignora che ci sono persone che non hanno la possibilità di affrontare i costi che chi possiede un cane deve sostenere e che spesso gli anziani e i meno abbienti non hanno questa possibilità. «Meglio un cane per strada, abbandonato e indifeso, com’è un cane senza padrone -ha sostenuto- che un cane affidato a chi otterrebbe un contributo per il suo sostentamento».
Io, al di là del consenso che questa affermazione ha ottenuto, non sono d’accordo e sostengo che qualunque padrone è meglio del Comune che di fatto è per legge il padrone e che non mi risulta dia loro cibo, acqua e amore. Mi dichiaro sin d’ora indignato e schifiato.
L’amministrazione avrebbe dovuto fare e non ha fatto, si sarebbe dovuta attivare e non si è attivata e non lo farà ora che ci sarebbe necessità di una “somma urgenza”. Riceverà la delegazione, mostrerà interesse e prometterà futuri incontri e poi considererà la pratica come archiviata.

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One comment on “I CANI RANDAGI? SIAMO NOI IL PROBLEMA!
  1. Caro Giacomo, leggo con molto piacere le tue considerazioni e sono contenta del fatto che consideri positivamente la proposta "Adotta un cane per uno sconto sulle tasse", avanzata poco tempo fa dal meetup di Terrasini del Movimento 5 Stelle all'Amministrazione Comunale. Secondo noi sarebbe un modo semplice e fattibile per aiutare i cani randagi a trovare cibo, cure e soprattutto affetto, e le persone che vorrebbero avere un animale da compagnia ma non hanno le risorse economiche per farlo. A patto che l'Amministrazione stessa applichi in seguito le verifiche sullo stato di salute e le condizioni degli animali in modo puntuale e rigoroso.

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