FARAGLIONI: SE NON ORA, QUANDO?

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Se non ci “torniamo” noi sui faraglioni (i nostri Faraglioni), chi altri allora? Molto, ma molto prima che “Terra Sinus” vedesse la presenza umana, già affioravano questi superbi monumenti scolpiti dal mare. Quanto è cambiato da allora? Forse nessuno può dirlo con esattezza.

FARAGLIONE ANTICO

Anni Sessanta. Il faraglione con l'”antinna” a mare. Le differenze con oggi  saltano agli occhi

Chissà come si presentavano tre, quattro, dieci … secoli fa: erano più alti? più estesi? più maestosi? Sicuramente lo erano.

Lo si può facilmente supporre sulla base di osservazioni e studi geologici. Il mare si diverte, ha il suo bel da fare: crea e disfa a suo piacimento.

FOTO RAIMONDO CATALANOUn illustre geologo terrasinese, il Prof. Raimondo Catalano, docente universitario oggi in pensione, insignito qualche tempo fa della prestigiosa onorificenza dell’Accademia dei Lincei, dopo aver letto il nostro servizio, ci ha inviato una foto eloquente di un basso fondale della nostra costa, accompagnandola con una emblematica frase: «Vedi che cose stupende ti combina il mare con la sua erosione? Lasciatelo lavorare!». Parole asciutte, di chi osserva con occhio scientifico e insieme realistico ed estetico.

Ma per noi comuni cittadini, abituati a osservare i fenomeni con emotività, la questione è diversa. Di faraglioni, è vero, ce ne sono a bizzeffe sparsi per i mari. Ma quello è (era?) unico e solo, perché ci appartiene (ci apparteneva?), quasi simbolo di identità storica e culturale; sentinella posta a guardia della nostra costa, una tra le più rare al mondo -ci dicono ancora i geologi- per la presenza delle suggestive falesie.

Ma è proprio la constatazione (la consapevolezza) che oggi uno di essi si sgretola a vista d’occhio come in un film accelerato, ci dà l’esatta percezione di un raro evento storico-naturale che si svolge sotto il nostro sguardo. Sembravano lì per sempre, inamovibili, e invece il mare ci ricorda che così non è.

I nostri padri, i nostri antenati non hanno assistito (almeno crediamo) a simili eventi. Noi invece sì, almeno nel modo in cui oggi essi accadono. Ma questo sgretolamento, per noi contemporanei, costituisce la premessa dell’oblio per le future generazioni (resteranno le foto e i video, ma non è la stessa cosa).

Dinanzi a queste inesorabili e immani potenze del fluire del tempo e delle leggi naturali, le ipotesi di interventi conservativi o, addirittura, di ricostruzione, di barriere frangiflutti e di quant’altro la tecnologia oggi ci offre, se da una parte può offrirci speranza dal punto di vista affettivo-emotivo, dall’altro ci dà la misura esatta di quanto l’uomo sia minuscolo.

E nonostante tutto non ci rassegniamo. Così, dopo aver sentito nei giorni scorsi il parere di due geologi, oggi abbiamo chiesto ad un altro tecnico, l’Arch. Marco Castello, quali, grossomodo, potrebbero essere i primi immediati interventi per arrestarne il degrado.

Alcune immagini che accompagnano l’intervista sono tratte dal video realizzato col drone dal fotografo professionista terrasinese ANTONIO MATTINA, che ringraziamo per la collaborazione.

IL VIDEO CON L’INTERVISTA

 

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