A PROPOSITO DELLA MANIFESTAZIONE DI SABATO 7 SETTEMBRE

Recuperare il lavoro artigianale

Ribolle l’attività organizzativa del “Coordinamento” delle Associazioni e dei Comitati cittadini in vista della grande manifestazione di protesta contro la gravissima “emergenza rifiuti, vera e propria piaga igienico-ambientale da cui, le nostre amministrazioni comunali, i nostri sindaci, non riescono (ma sarebbe più esatto dire, NON VOGLIONO!) ad indicare ed intraprendere una via d’uscita. In questo senso chiedere le loro dimissioni (così come da più parti viene giustamente reclamato) è il meno anche se, bisogna dire, non è solo un’esigenza politica, ma squisitamente tecnica. “Tecnica di sopravvivenza!”.

Dunque, una marcia, quella che si profila sabato prossimo -al di là della partecipazione numerica che potrà risultarne- di forte significato simbolico (ma anche concreto-visivo), partendo dalla “discarica” della stazione ferroviaria di “Piraineto” (territorio di Carini, incredibilmente ancora agibile ai passeggeri che vi stazionano) per concludersi nell’altra “discarica” in zona “Pozzillo” (territorio di Cinisi, incredibilmente ancora balneabile così come altri siti).
Non è la prima manifestazione di protesta, né sarà l’ultima.
In questa di sabato 7, sembra però potersi cogliere un rilevante fatto nuovo rispetto alla meritoria e coraggiosa azione portata avanti (quasi in solitudine) in questo anno e mezzo dai Comitati cittadini spontanei nati a cavallo fra i due nostri centri contigui (Cinisi e Terrasini).
Mi riferisco all’ampliamento della base partecipativa ed organizzativa con l’irrompere, sul terreno della protesta organizzata, di movimenti e associazioni (ne cito solo un paio) di notevole peso ed impatto quali “Addiopizzo” e “Libera”. Questo non trascurabile elemento a me pare che spazzi via ogni possibile riserva o distinguo (come ad esempio sui luoghi e sul percorso prescelti).
Non è la prima né sarà l’ultima, si diceva prima. Ed infatti, se un’autocritica va fatta è quella che, fino a questo momento, carente è risultata l’azione sul versante di un più esteso e profondo coinvolgimento delle popolazioni. E quando dico popolazioni non mi riferisco a quella fascia (minoritaria) di indigeni più o meno sensibilizzati, acculturati, non sfiduciati, allenati alla partecipazione attiva. Mi riferisco ai residenti dei quartieri storici (contado-marina) nei confronti dei quali occorrerebbe invece un’azione di sensibilizzazione capillare. Senza la presa di coscienza graduale e costante da parte di determinati ceti popolari; senza spezzare gradualmente la sfiducia e l’apatia che regna sovrana; senza che si creino punti di riferimento di difesa dal basso, non può esserci alcun vero cambiamento. Potremo dar vita a decine di manifestazioni (autoreferenziali), ma a cosa serviranno se non determineranno significativi mutamenti?
La verità è che il web ci sta fottendo proprio su questo versante. Crediamo che il mondo stia racchiuso tutto lì. Lo so che esso ha dei meriti eccezionali, ma non basta. Occorre recuperare in fretta (prima che sia troppo tardi) il minuzioso lavoro artigianale porta a porta, le riunioni di caseggiato, di famiglie, di quartiere, il volantinaggio, i comizi volanti, mostre, documenti … coinvolgimento delle scuole e delle attività produttive (a proposito ai villaggi turistici sta bene questa situazione? Che fanno?) … Le scuole (dove sono le scuole? e gli educatori?!).
Lo so, è un lavoro estenuante, difficile e lungo in cui occorre un grande spirito di sacrificio e di disponibilità umana oltre che di tempo. Ma credetemi, è questa una delle poche strade percorribili se non si vuole che ogni richiesta di autentico cambiamento (ad iniziare dallo spazzar via le amministrazioni inette), risulta un vuoto lamento.
Queste, a parer mio, potrebbero essere essere le linee guida per condurci alla prossima manifestazione dopo quella di sabato 7 settembre. Una manifestazione che rimetta assieme le stesse ed altre organizzazioni oggi presenti, per una grande marcia che parta da Cinisi e si concluda a Terrasini (come qualcuno l’altra sera ha proposto) e che coinvolga, se possibile, altri paesi vicini. Ma senza fretta, con calma, senza lasciarsi prendere dall’ansia poiché il lavoro artigianale non è come produrre in serie.

                                                                            

                                                                                                                                      Giu.Ru. 
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