CASTELLO DI GAZZARA, DEMOLITO IL PIANO SUPERIORE

Ancora un’incredibile vicenda mette in luce l’emergenza beni culturali a Terrasini.

di Antonio Catalfio
Il Castello nel 2009
Il Castello di Gazzara, risalente al seicento e simbolo della nascita del Comune terrasinese, ha subito l’amputazione di quel che restava del piano superiore, modificandone irreparabilmente lo skyline e la valenza architettonica. 

Andiamo con ordine: nel 2009, nella qualità di Assessore ai Beni Culturali di Terrasini, invio una nota al Capoarea Urbanistica, Arch. Carano, nella quale sollecito l’attivazione delle procedure per mettere in sicurezza e restaurare il Castello del Barone Gazzara. L’idea è quella di acquisire in un futuro il bene, confinante con un terreno del comune di Terrasini, per farne un teatro all’aperto, utilizzando il castello come sfondo scenico e, con un complesso sistema di illuminazione, fare risaltare l’emergenza architettonica e insieme alla senia costituire un polo culturale nell’agro terrasinese. Il 24 novembre del 2009 il Dirigente invia una nota al proprietario del castello, che ha come oggetto «Salvaguardia e messa in sicurezza delle Case di Gazzara dette Castello». La nota inviata al privato, proprietario del castello: «Considerato che lo stesso è inserito nel Piano Regolatore Generale di questo Comune nella scheda n. 83 quale emergenza del Patrimonio Architettonico e Culturale, si diffida la S.V. ad attivarsi per le procedure di salvaguardia e messa in sicurezza dell’immobile di che trattasi e si invita a presentare un progetto di restauro, per le opere in oggetto entro e non oltre 90 giorni dal ricevimento della presente trascorsi i quali il Comune interverrà in danno».

È la prima volta che si pone in essere un atto ufficiale per salvare il Castello dei Gazzara, i due baroni Giovanni e Giovanni Donato, che nel seicento gettarono le basi affinché Terrasini, da feudo, divenisse una comunità. La famiglia Gazzara, infatti, acquistò il feudo di Terrasini nel 1664, spostando l’ubicazione del centro urbano verso mare ed edificando il nucleo originario del Duomo.

 

Foto 2014
Ma ritorniamo ai fatti recenti: il proprietario, ricevuta la diffida del Comune, si reca allarmato negli uffici comunali minacciando di demolire il piano superiore e così mettere in sicurezza il bene!! Gli uffici dissuadono naturalmente l’anziano signore, terrasinese, dal procedere a siffatto crimine, ma danno ancora un po’ di tempo, da 90 giorni ad un anno, al proprietario per presentare un progetto. Dopo questi eventi tutto cala nel silenzio, quando, da un sopralluogo da me effettuato, noto una rete di protezione arancione, quella usata nei cantieri, con cartelli in cui si invita a non sostare nel raggio d’azione delle macchine edili; alzo lo sguardo in alto e … sorpresa, quel che restava del piano superiore non esiste più, verosimilmente demolito con un cantiere. Le foto scattate nel 2009 documentano visivamente lo scempio. Si invitano le autorità preposte alla salvaguardia e alla tutela dei Beni Culturali e ambientali a ricostruire questa triste vicenda adottando i necessari provvedimenti. Non è tollerabile far finta di niente, già la torre Toleda sta crollando del tutto in mare tra l’indifferenza generale. Eppure i fondi per restaurare questi monumenti c’erano, il famoso Gal, Gruppo di azione locale del Golfo di Castellammare è nato proprio per restaurare i beni culturali in aree rurali, ma le amministrazioni hanno preferito non inserire il Castello di Gazzara e la Senia, la splendida macchina d’acqua di contrada Bagliuso.
Foto 2009
foto 2009
foto 2009
foto 2014
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3 comments on “CASTELLO DI GAZZARA, DEMOLITO IL PIANO SUPERIORE
  1. Un vero peccato. ..me lo ricordo questo castello che aveva un non so ché di musterioso e attirante ! La salvaguardia dei patrimoni, importante per conoscere meglio la nostra storia e il progetto del teatro una eccellente idea !!!

  2. Negli anni passati ho progettato con i miei alunni un percorso con l’intento di promuovere un approccio ai temi inerenti l’educazione ambientale, nell’ottica della sua salvaguardia, nel rispetto delle tradizionie degli elementi di valore che costituiscono il patrimonio di un territorio. Non è mancato in questo percorso,di ricerca tra arte, cultura e natura, lo studio di quello che viene definito un bene storico, artistico dimenticato: Il castello di Gazzara.Si è molto scritto sul distacco degli adolescenti nei confronti del passato e il rapporto tra passato, presente e immagine del futuro mostra l’estendersi del senso di precarietà e di lontananza tra memoria storica e progetto di vita personale. Le storie locali possono dare il supporto conoscitivo più funzionale alla comprensione della storia generale.Ecco perché un semplice Castello può diventare interessante per “conoscere il passato,per capire il presente e orientare per il futuro” Credo ,inoltre, che per recuperare le radici bisogna riflettere sul concetto di “identità culturale”, bisogna creare nei giovani la consapevolezza ” del bene culturale” e infine formulare ipotesi di elaborazione di materiale documentario per uso turistico.
    Erina Pagano

  3. Me lo ricordo troppo bene anch’io questo, essendo che ci ho passato la mia infanzia con la famiglia Lafata.Erano i miei genitori affidatari….è trovo un sopruso che un comune si ricordi dopo anni di un bene culturare non di propria proprietà.E sempre stato della famiglia LaFata era sfatticcente ed in rovina quando avevo 7 anni e mio padre la domenica mi portava e nessuno sotto l’albero di carrube, e nessuno del comune ha mai interessato ristrutturare, la recinzione c’e sempre stata quindi belliccate e scemenze evitate di scrivere…essendo che ora 41 anni e nessuno credo nessuno a mai avuto interesse di aiutare ik vecchio proprietario a ristrutturare, la prima parte del castello era gia fatiscente quando avevo 8 anni, ed uno stazino rispettando il bene era adetto solo per uso contadino, essendo che adiacente c’era un piccolo giardino…Ormai che il signor anziano grande uomo buono e anni nei carabinieri uomo di stile coraggio, un uomo di quelli che oggi vi sognate un nobile di cuore e di classe forse non è più in vita…il comune saprà solo impossarsi e fare bene pubblico di una cosa di cui se dissinteressato e far parte della famiglia dell’anziano uomo…lo trovo un oltreggio.Cosi mio padre affidatario avrebbe detto o lo dico io in sua memoria.

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