«Ti salutu Gran Signura!». U “Mìgghiu” tra fede, tradizione e storia

Chiesetta madonna di Trapani

 

CON UN SERVIZIO VIDEO

Fra il 12 e il 15 agosto di ogni anno, si rinnova un’antichissima tradizione popolare genuinamente religiosa: il pellegrinaggio alla Madonna di Trapani, ovvero la “Madonna del Miglio”. Ma in questo caso i pellegrini percorrono oltre cento chilometri, spesso scalzi, in segno di devozione e di ringraziamento alla Madonna Assunta per un miracolo accaduto centinaia d’anni fa al largo di Trapani. Stando, inoltre, alle testimonianze contenute in un libro del terrasinese Vincenzo Vitale, scomparso molti anni fa, un presunto miracolo avrebbe scosso, nei primi del 1900, la tranquilla Comunità terrasinese. Di tutto questo e di altro ci parlano, in una intervista video della durata di oltre mezz’ora (lunga per un blog, ma gradevole da seguire, ve lo assicuro), alcune persone che hanno dato vita, sia nel passato che nell’oggi, all’antichissima tradizione.

TI SALUTU GRAN SIGNURA,
SIEMU PRISIENTI LI PICCATURA …
(Ti saluto Grande Signora,
siamo presenti i peccatori …)

Questa la prima strofa di un canto religioso (di recente composizione), che ha accompagnato la lunga “camminata” sia per u Mìgghiu, che per Trapani. La caminata, in questo caso, non va confusa con la “passeggiata”, ma diviene sofferenza, penitenza, prova, coraggio, speranza, ringraziamento e può essere, oltre a tutto questo, anche miracolo, a condizione, però, di possedere e coltivare una fede profonda.

Primo Levi (non ricordo se in “Se questo è un uomo” o ne “I Sommersi e i Salvati”), il grande scrittore di origine ebraica, testimone dei campi di sterminio nazisti, in riferimento alla “fede”, racconta come due categorie di persone riuscissero in qualche modo a sopravvivere con incredibile forza interiore all’inferno dei campi di sterminio nazisti. E cita i casi di un credente e di un comunista sostenuti entrambi da una incrollabile fede, il primo in Cristo, il secondo nella dottrina comunista. Si nutrivano, sia pure su sponde diverse, di qualcosa che dava loro Speranza. Oggi resta ben poco di quella fede politica, e la stessa fede in Cristo non richiede più (se non in rari casi) quelle prove estreme (almeno in Occidente). Restano, da una parte, i percorsi di fede nell’uomo e nella scienza; dall’altra nel soprannaturale e del Giudizio finale.
I percorsi, però, s’intrecciano. E già, i percorsi …! E il “Miglio” è un percorso …  di poco meno di due chilometri dal centro abitato di Terrasini, dove sorge, in un piccolo promontorio circondato dal verde,  la chiesetta (un tempo minuscola cappella); e poi  i cento chilometri a piedi per Trapani, dove si trova il miracoloso simulacro dell’Assunta. Sono percorsi più o meno brevi, più o meno tortuosi, ma potrebbero anche essere metafore del cammino dell’uomo, che soffre e gioisce ad un tempo, che cade e si rialza, ma che alla fine giunge alla meta. Tutto questo, forse, non si inserisce nella più genuina e libera tradizione religioso-popolare? Certamente. Ed è soprattutto da questa angolatura che noi ci sforziamo di guardare a simili eventi, sottolinenadone più l’aspetto della genuina manifestazione di popolo. È la fede incrollabile che, in casi come questi, sale dal basso  (non importa a quale religione o confessione faccia riferimento), la stessa che si incarna in  innumerevoli e cangianti modi e mondi delle tradizioni popolari, aiutando così le comunità a mantenere vive le proprie radici.

Solo i Terrasinesi di antica origine sanno cos’è il “Miglio”. Credenti e non, continuino senza sosta a parlarne ai figli e ai nipoti, così come han fatto coloro che ci hanno preceduto; così come dobbiamo saper fare con tutti gli altri aspetti, siano essi religiosi, politici, sociali che ci riguardano nel bene e nel male.
Oggi, per fortuna, nonostante le stridenti contraddizioni che caratterizzano il presente, dove tutto appare senza prospettive, ci impegniamo a parlarne anche noi di “Terrasini Oggi”, non per rifugiarci tremanti di sfiducia, ma per capire meglio e di più, per meditare su questi “percorsi”.

In questo non facile compito ci hanno aiutato Faro Lo Piccolo, “ricercatore grezzo”, come l’ho definito in più occasioni, sicuramente una delle ultime memorie viventi del nostro territorio; altrettanto importante si è rivelato il contributo delle Signore Piera Vitale e Cetty Salamone, che non finiremo mai di ringraziare per la loro spontanea generosità. E, infine, la Signora Mariella D’Oca, così minuta e apparentemente fragile (una roccia, invece!), che ha sfidato se stessa, percorrendo a piedi, così come da parecchi anni fa, insieme con molti altri, i cento chilometri che ci separano da Trapani. Perché lo ha fatto? È difficile rispondere e non crediamo che sia questo che interessi. E non importa neanche la misura dell’impresa, ma lo spirito con cui si compie.
Primo Levi non si sbagliava!

 

 

 

Commenta su Facebook
,
2 comments on “«Ti salutu Gran Signura!». U “Mìgghiu” tra fede, tradizione e storia

Rispondi a Marco Giliberti Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *