RIMPASTO DI GIUNTA ALL’INSEGNA DEL TRASFORMISMO

CAMALEONTEDa che mondo e mondo, i “rimpasti” di governo, a tutti i livelli, si son sempre fatti e sempre si faranno. Gli aggiustamenti, le rimodulazioni possono essere utili e a volte necessari per rilanciare il programma, per rinvigorire l’azione di un qualsiasi governo, per rispondere meglio ai bisogni dei cittadini.
Questo è un sano principio applicabile in ogni settore della vita associata ed economica.

Quando il “rimpasto” si ispira a quei criteri e si attua sul terreno delle competenze (gli uomini e le donne giuste al posto giusto), nel quadro di un preciso progetto, allora niente da eccepire. Ma quando, al contrario, questo avviene in forza della pura e semplice spartizione -come sembra essere nel caso nostro-  allora le conseguenze sono nefaste.

Agostino Depretis fu presidente del consiglio dei ministri dal 1876 al 1887. I libri di storia ci spiegano che fu lui a inaugurare la stagione (mai interrotta) della pratica parlamentare detta del “trasformismo esasperato” secondo cui al governo partecipavano di volta in volta anche esponenti di altri partiti politici non propriamente affini al programma del governo in carica.

Questa pratica non edificante accentuò il triste fenomeno del favoritismo e della corruzione. Dunque un autentico degrado etico della politica in senso ampio e, specificamente, dell’arte di amministrare.

Tutto quanto detto, e in forme peggiori che nel passato, accade oggi ed è accaduto ieri in ogni angolo del territorio italiano a cui, quindi, non sfugge Terrasini dove  la tracotanza e la spudoratezza sembrano aver raggiunto livelli intollerabili. L’odierno rimpasto di Giunta, non ne è forse la conferma? Oggi si preferisce appellare questo fenomeno in vari altri modi sicuramente più coloriti: voltagabbanismo, opportunismo, cambiacasacchismo, camaleontismo. Cambia la forma, ma la sostanza è quella. E chi non si adegua -come ebbe a dire qualcuno in Consiglio anni fa- è un imbecille (ma forse voleva dire un “sognatore”!).

A me spiace molto, anzi moltissimo dire queste cose, per l’antica amicizia e l’affetto che mi legano all’attuale Primo cittadino. Ma come tacere? come far finta di nulla dinanzi al decadimento e allo scempio?!
So bene che le responsabilità dell’attuale sato di cose non sono tutte da addebitare a Massimo Cucinella (sarei un fazioso se lo dicessi e lo pensassi), ma pesanti sono oggi le sue personali responsabilità, e sempre maggiori saranno se continua ad abbarbicarsi ai vecchi schemi; se non trova la forza necessaria per le scelte coraggiose e di rottura. Crede veramente che un cambio qua e uno là possano rimettere in sesto la barca? Ma ormai è troppo tardi!
È sufficiente conoscere la storia politica di alcuni attori dell’odierno rimpasto (meglio chiamarlo “frullato”) per renderci conto di quanto, questo richiamo a Depretis, sia calzante e di come si sia lontani anni luce da quella necessaria sterzata da molti … vagheggiata!

Rosa maria Viviano

R.Maria Viviano, possibile neo assessora

Ad esempio, su quali basi contenutistiche subentrerebbe alla carica di assessore la gentile Signora (il nome più accreditato sarebbe quello di Maria Rosa Viviano) a suo tempo candidata in una lista non collaterale al sindaco? Non bastava già il bravo giovane Favazza, abbondantemente “spremuto” dal cinismo imperante? Questa dell’ex “Lista Anselmo” è un esempio di “scatola cinese del trasformismo” da cui,  ignare signore, vengono catapultate nell’ignoto. Se chiedete al sindaco del perché e del per come di questo “frullato”, sono certo che non saprà né potrà dare una risposta convincente sui contenuti che lo hanno ispirato nella “scelta”, tranne quella di essere stato obbligato dalla demenziale legge sulle “quote rosa”, che impone in Giunta almeno un esponente del gentil sesso. Io donna, mi sentirei umiliata e offesa.

È in questo tipo di terreno (le donne non c’entrano) che maturano e trovano spazio fatti e situazioni come quello della spazzatura (che non è più un’emergenza, ma la vergogna elevata a norma) o, per non andar troppo lontani, come quello del “mostro” di Piazza Titì Consiglio, che nulla ha che vedere col “Mercatino del Contadino” quanto, piuttosto, con i … finanziamenti europei elargiti dal GAL.
Che ben vengano i finanziamenti; che ben vengano le opere pubbliche, ma che lo si faccia con trasparenza, con oculatezza, con spirito di servizio e, soprattutto, nel rispetto della nostra cultura e dei nostri spazi vitali.

Va da sé  -e concludo- che, in un quadro simile, emergano dal basso ampi e radicali conflitti intorno a determinati atti come quelli prima citati (l’inchiesta di G. Greco sulle parcelle è illuminante, così come le dure prese di posizione dei Comitati e delle Associazioni, o gli esposti alla Procura del deputato Ciaccio).
Sono, questi, gli anticorpi dell’infezione e, pertanto, non ci sarebbe di che stupirsi né di che strepitare se una bella mattina il Comandante dei Vigili urbani, che tutto vede e tutto sa (!), trovasse qualche cittadino incatenato
ai moncherini dei pali del fu “mostro”Perchè mai dovrebbe trovarcelo? Semplice, per impedire la (ri)elevazione di un “mostro”, magari più basso e minuto, ma pur sempre “mostro”.

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