Qualche tempo fa si discusse sull’adesione di Terrasini all’Area Metropolitana di Palermo. Ne discussero i cittadini, le segreterie locali dei partiti, i consigli direttivi, la giunta ed il consiglio comunale. I pareri furono diversi e le tesi dibattute non furono prive di punti di forza e di debolezza.
Da una parte si sostenne che l’adesione all’Area Metropolitana avrebbe portato notevoli benefici in termini di servizi, pianificazione dello sviluppo del territorio nel rispetto della sua vocazione turistica, realizzazione delle infrastrutture necessarie. Dall’altra il cavallo di battaglia fu la perdita di identità e la probabile marginalizzazione del nostro territorio destinato ad assumere il ruolo di paese dormitorio. I dibattiti si susseguirono ed appassionarono coloro che se ne fecero carico. Il livello della discussione non scadde mai ai livelli a cui ora siamo abituati, per merito della classe politica di allora che, a mio parere, era più preparata e interessata alla cosa pubblica di quella di adesso, il cui profilo espressivo e contenutistico è arcinoto. Ora che la questione si ripropone, ritengo opportuno fare qualche considerazione di carattere generale. Penso, infatti, che alcune delle argomentazioni addotte da una parte e dall’altra siano state superate dalle circostanze. La prima è che la difesa dell’identità è pretestuosa considerato che i cittadini di Terrasini hanno a più riprese eletto sindaci avulsi dalla realtà locale, dimostrando nei fatti di non ritenere capace di amministrare alcun esponente espresso dalla società civile (espressione usata ed abusata ) autoctona, rinunziando di fatto alla propria identità per affidarla in mani “estranee”. La seconda è che quando la gestione politico-amministrativa è tornata in “mano locale”, dell’identità locale e dei suoi simboli è stato fatto scempio, come nel caso di Piazza Duomo e dei suoi ficus. Nei fatti il nostro è già diventato paese dormitorio, anche senza interventi esterni, superato e dipendente da realtà estranee che hanno sostituito Terrasini quale paese turistico e commercialmente evoluto. Restano più attuali, al contrario, le ragioni di chi sostenne che la partecipazione all’Area Metropolitana avrebbe apportato benefici nel campo dei servizi e dello sviluppo. Tali ragioni trovano ora ulteriore giustificazione e alimento se si tiene conto del pessimo livello dei servizi, dell’alta tassazione, dell’involuzione economica cui corrisponde uno sviluppo strozzato dalla pluriennale incapacità amministrativa dei nostri governanti locali, che ha determinato il degrado politico, culturale, sociale ed economico del nostro territorio. Quali sarebbero le risorse umane a cui affidare la rinascita e lo sviluppo del nostro paese? Se si valuta la flebile opposizione delle diverse componenti sociali al malgoverno di questi ultimi lustri, cui è corrisposta una più che mediocre qualità delle proposte alternative, dovremmo concludere che la questione Area Metropolitana meriterebbe una seria riflessione e un più ampio e approfondito dibattito socio-politico-antropologico, non potendo più essere confutata con argomentazioni ad effetto e prive di ratio quali l’”identità che si perderebbe”, come se, di fatto, non fosse già da tempo avviato, senza bisogno di “Area Metropolitana”, il nostro processo di smarrimento identitario.